lunedì 5 gennaio 2015

La trasparenza, la meritocrazia e il rispetto delle leggi dello Stato uccidono la mafia.

La mafia radica dove non c'è mercato.



 Bisogna necessariamente abbandonare il metodo assistenzialista basato sul sistema pubblico clientelare che blocca lo sviluppo. Il libero mercato non può essere inteso privo delle regole dettate dallo Stato come non può assolutamente essere basato esclusivamente sulla libera concorrenza ma di fatto non ha bisogno di quella serie infinita di regole o di cavilli previsti nei regolamenti locali che portano beneficio ad una lista ben identificata di imprenditori amici degli amici che offuscano la cultura della legalità. 



La cultura della legalità deve partire dal senso di appartenenza allo Stato e non può essere osteggiata con mezzucci puerili o di facciata politica da qualsiasi Gattopardo locale e/o dai suoi proseliti uniti dalla logica del "far denaro" e "far potere". Dalla Chiesa: “La mafia riesce ad attecchire con più facilità nei piccoli centri dove può far leva dentro l’Ufficio tecnico, sull’assessore amico, sul medico compiacente e sul giornalista". E' incontrovertibile che l'indifferenza ed il silenzio ottenuti in qualsiasi modo, come ad esempio far passare per un piacere personale un diritto previsto dalle leggi, siano le condizioni migliori create di proposito per il proliferare del comportamento mafioso. La trasparenza, la meritocrazia e il rispetto delle leggi dello Stato rappresentano il nemico della mafia e del comportamento mafioso. 


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