giovedì 30 gennaio 2020

Campi di concentramento ancora aperti nel 2020.



Nel 2020 i campi di concentramento esistono ancora

Nel Giorno della memoria, a distanza di 75 anni dalla fine della tragedia che colpì gli eberei Tedeschi e di altre nazioni Europee  inquieta  la situazione globale, dove la lezione della storia sembra passata sostanzialmente inosservata. Nel mondo infatti esistono ancora strutture non proprio diverse dai campi di concentramento: in altre aree, con altre persone, per altre ragioni e con dinamiche differenti  vi vengono segregate anche intere comunità  a tutt’oggi, confinate in luoghi senza diritti e in condizioni umanitarie precarie.
In Libia, circa 5mila persone  sono  detenute da  un tempo non definito in circa dieci principali centri di detenzione ufficiali gestiti dal Dipartimento per combattere l’immigrazione illegale (Dcim) del governo di accordo nazionale (Gna), riconosciuto a livello internazionale.  Dal 2017, infatti, l’Unione Europea finanzia la Guardia costiera libica per impedire ai migranti di raggiungere le coste europee. In questo modo, questi ultimi restano bloccati in veri e propri lager senza nessuna garanzia. 
La persecuzione dei rohingya, un gruppo etnico di religione musulmana che abita prevalentemente in Myanmar, va avanti in forma dura dalla fine del 2016. Tuttavia  la commissione d’inchiesta indipendente birmana, pur ammettendo violenze e crimini di guerra, ha negato che ai danni dei rohingya sia stato perpetrato un genocidio.
Nei laogai cinesi,  veri e propri campi di concentramento, vengono portati prevalentemente coloro che appartengono a minoranze etniche e dissidenti politici.  Alcune stime riportano più di quasi otto milioni di detenuti in tutti i campi di concentramento presenti  in Cina.
Nella Corea del Nord dei  campi di prigionia esistono soltanto immagini satellitari. Come scrive Amnesty International centinaia di migliaia di persone – bambini compresi – sono rinchiusi in questi campi, essenzialmente per dissidenti politici. Molte di esse non hanno commesso alcun crimine: la loro colpa è quella di essere membri di famiglie ritenute colpevoli.
Ci sono poi i migranti provenienti dalla Siria che sono stati stipati in Turchia dopo gli accordi con l’Ue.
Non si possono dimenticare  gli episodi avvenuti al confine fra Stati Uniti e Messico nel 2019, dove sono stati trattenuti 250 minori non accompagnati, e in condizioni disumane. Si potrebbe, insomma, continuare e citare altri casi, e dimostrare quanto ancora oggi non abbiamo superato i problemi delle minoranze e delle differenze – e, soprattutto, quanto i diritti umani siano ancora terribilmente violati a ogni latitudine. Non basta ricordare...non basta commemorare...non basta giurare e spergiurare di non farlo mai più. Lo stiamo facendo ancora!

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